Arriva la rivoluzione nella lotta contro i tumori al seno: cos’è la chemioterapia intelligente, e come funziona.
Hai mai sentito parlare di chemioterapia intelligente? Se la risposta dovesse essere no, sappi che sei capitato dell’articolo giusto, in cui ti spiegheremo tutti i meccanismi del funzionamento di questo nuovo approccio medico.
Si tratta, innanzitutto, di una novità medico-scientifica introdotta grazie a uno studio pubblicato sul New England journal of medicine nel giugno 2022 e successivamente presentato al Congresso della American society of clinical oncology.
Di cosa si è interessata la ricerca? Della possibilità, stando a quanto si apprende, di “portare la chemioterapia contro il cancro al seno direttamente dentro le cellule malate“. In che modo? Mediante un farmaco, il trastuzumab deruxetan, sul quale è stata condotta una sperimentazione sulla base di un campione di 557 pazienti, tutti con cancro al seno metastatico o non operabile di tipo Her2-low.
Prima di approfondire i dettagli dello studio, cerchiamo di comprendere in quali forme il carcinoma al seno può manifestarsi. Innanzitutto, la ricerca ha permesso di individuare una terza categoria di pazienti, denominata Her2-low, rispetto alle due conosciute Her2-positive e Her-2 negative.
Nella terza categoria riconosciuta dalla ricerca, l’alterazione della proteina “Her2” – una delle varie forme in cui il carcinoma al seno si manifesta, nonché ad alto rischio di recidiva per via della sua resistenza ai farmaci – risultava rilevabile, ma contenuta.
Quanto scoperto dallo studio è che il trastuzumab deruxetan, un farmaco impiegato per la cura di tumori appartenenti alla categoria Her2-positiva e basato sulla combinazione di anticorpi coniugati (capaci di riconoscere le cellule malate e di colpirle, risparmiando quelle sane), era in grado di agire anche sui cancri Her2-low. Una scoperta non da poco, considerato che il 60% dei casi di tumore al seno è ascrivibile proprio a questa terza categoria scovata.
La chemioterapia intelligente, come anticipato, altro che non è un farmaco in grado di agire direttamente sulle cellule malate, in presenza di pazienti affetti da cancro al seno di tipo Her2-low.
Nello specifico, la ricerca condotta sui 557 pazienti si è basata su una sperimentazione durata circa 18 mesi. Lo scopo della stessa era di testare l’efficacia di trastuzumab deruxetan, suddividendo i pazienti in due gruppi e monitorando gli effetti della terapia nel lungo periodo.
Quello che si è scoperto è che, nei pazienti con tumori Her2-low, la “sopravvivenza libera da progressione era quasi doppia per trastuzumab deruxtecan (10,1 mesi), rispetto allo standard di cura (5,4 mesi)”. Questo è quanto riferito da Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all’Università di Milano e direttore Divisione sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative allo Ieo.
Detto con altri termini, nei pazienti classificati all’interno di questa terza categoria, l’impiego del farmaco basato sugli anticorpi coniugati raddoppiava la sopravvivenza libera dalla malattia.
In aggiunto a ciò, lo stesso andava anche ad incrementare significativamente la sopravvivenza globale: 23,9 mesi nei malati che lo avevano assunto, contro 17,5 mesi in quelli che ricevevano una terapia standard.
“Lo studio – prosegue Curigliano – mostra che trastuzumab deruxtecan può essere un nuovo bersaglio altamente efficace ed un’opzione terapeutica per la popolazione di pazienti HER2-low”.
Non bisogna trascurare, però, i possibili effetti negativi che questo medicinale, come qualunque altro, inevitabilmente porta con sé. In modo particolare il rischio di sviluppare serie malattie polmonari, con tre pazienti coinvolte nello studio che sono decedute proprio per tale motivo.
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