Il caso della morte di Denis Bergamini è arrivato a una svolta dopo quasi 35 anni, con la condanna della sua fidanzata dell’epoca, Isabella Internò.
La vicenda di Denis Bergamini è stato uno dei cold case più interessanti e noti degli ultimi anni nel nostro Paese: la sua morte è avvenuta ormai 35 anni fa, ma solo di recente si è fatta luce su un giallo davvero sconcertante e dai risvolti che lasciano senza parole. Centrocampista del Cosenza, con cui raggiunse la promozione in Serie B, Donato Bergamini, per tutti Denis, morì in circostanze misteriose.
Infatti, il 18 novembre 1989 fu trovato morto sulla Statale 106 Jonica, e inizialmente la sua morte fu considerata un suicidio, con la tesi che si fosse gettato sotto un camion. Tuttavia, familiari, amici e indagini successive hanno sempre messo in dubbio questa versione. Solo in anni più recenti, e grazie anche all’impegno di ‘Chi l’ha visto?’ nella ricerca della verità, è emerso che non si trattò di suicidio.
Andiamo con ordine: il 12 novembre 1989, Denis Bergamini giocò la sua ultima partita con la maglia del Cosenza, impegnato contro il Monza, e tutto sembrava tranne che una persona con l’intento di uccidersi, sostennero all’epoca anche i suoi compagni di squadra, tra cui un suo grande amico, anche fuori dal campo, Michele Padovano, qualche anno dopo tra gli eroi della Coppa Campioni vinta dalla Juve contro l’Ajax.
Nemmeno una settimana dopo la partita col Monza, il centrocampista del Cosenza venne trovato morto sulla strada statale 106 Jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico, nel cosentino. Il caso venne bollato come suicidio e si spiegò che il calciatore si sarebbe buttato sotto un camion, che lo avrebbe trascinato per circa sessanta metri. A confermare quella tesi, oltre al camionista, anche Isabella Internò, fidanzata del calciatore all’epoca.
L’ipotesi di suicidio così come la ricostruzione dei fatti facevano però acqua da tutte le parti, secondo i familiari, ma anche secondo Carlo Petrini, uno che di scandali nel mondo del calcio se ne intende. Furono i compagni di squadra di Bergamini, in particolar modo, a lasciare intendere che il calciatore la sera in cui è morto era turbato da qualcosa, poi le perizie dimostrarono il resto.
Vale a dire che il corpo non presentava ferite compatibili con un investimento, non era sporco di fango, come avrebbe dovuto essere dopo essere stato trascinato per diverse decine di metri sotto a un camion, le sue scarpe erano pulite e linde, così come il suo orologio era al polso perfettamente funzionante. Ma quindi cosa è successo davvero?
Secondo un perito del Tribunale, il calciatore fu investito dal camion solo un metro prima del punto in cui fu trovato il suo corpo e anche l’autopsia evidenziò lesioni concentrate sull’addome, senza danni a testa, torace o arti, indicando che Bergamini era già supino quando la ruota lo schiacciò lentamente, causando la “esplosione” dell’addome. Nessun segno di impatto o trascinamento, dunque.
In seguito, Carlo Petrini, nel suo libro Il calciatore suicidato, portò alla luce la presenza di figure sospette attorno al calciatore. Ci pensò poi la trasmissione Chi l’ha visto? a scoprire che Bergamini aveva acquistato una Maserati Biturbo su pressione di un dirigente del Cosenza e sembra che con quell’auto – a insaputa del calciatore – in passato era stata smerciata droga.
Nemmeno la pista del narcotraffico fu però quella giusta ed emerso anche altri dettagli dalle relazioni del RIS di Messina: secondo loro, se il giovane calciatore si fosse “gettato a pesce” sotto il camion non avrebbe solo poche lesioni di quel tipo. Nel 2017, la svolta: una nuova perizia indicò che fu strangolato e poi posto sotto il camion per simulare il suicidio.
Per la morte di Denis Bergamini, che non fu dunque assolutamente suicidio, è stata messa sotto accusa la fidanzata dell’epoca, Isabella Internò: il reato contestato è concorso in omicidio volontario premeditato e aggravato dai futili motivi. La tesi è che la ragazza sia rimasta incinta e poi abbia abortito, quindi il calciatore – che non voleva sposarla – l’aveva lasciata e questo sarebbe il movente.
Addirittura, al processo ha testimoniato Roberta Alleati, sostenendo di essere stata in realtà lei la fidanzata del calciatore al momento della sua morte: la donna ha spiegato in più occasioni, anche chiamando in forma anonima la famiglia di Bergamini all’epoca dei fatti, che il centrocampista del Cosenza le confidò di essere una vittima di stalking, senza dirle da parte di chi.
Al termine del processo di primo grado, che ha visto sfilare tra i testimoni anche dei pentiti di ‘ndrangheta, Isabella Internò è stata condannata a 16 anni di carcere. L’omicidio di Bergamini sarebbe stato commesso in concorso con ignoti e infatti si valutano anche le posizioni di altre persone. Tra agli altri indagati, anche Dino Pippo Internò, cugino di Isabella.
Nella requisitoria, il pm Luca Primicerio ha spiegato: “Denis Bergamini fu ucciso con una sciarpa o un sacchetto e solo dopo adagiato sull’asfalto dove fu investito”. Quindi ha aggiunto: “Gli esami sul corpo ci dicono che il calciatore è stato vittima di una asfissia meccanica violenta, prima che il camion lo sormontasse”. Per i legali di Isabella Internò, la ragazza è innocente e ricorreranno in appello.
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