Emmanuel Bonsu: tutto sul giovane studente finito per sbaglio in una retata antidroga e pestato dai vigili urbani. Ripercorriamo la sua storia.
Per ripercorrere questo caso di cronaca che ha profondamente segnato l’opinione pubblica italiana occorre tornare indietro di ben sedici anni.
Era il 29 settembre 2008 quando, a Parma, ebbe luogo un episodio di efferata violenza con protagonista il giovane Emmanuel Foster Bonsu. Di soli 22 anni e di nazionalità ghanese, l’unica colpa dello studente fu quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Incappato in un gruppo di dieci vigili urbani, Emmanuel venne picchiato brutalmente da questi ultimi, che non si risparmiarono neanche in quanto ad insulti razzisti. Il motivo? Bonsu venne scambiato per il palo di uno spacciatore durante un blitz antidroga della polizia municipale di Parma. Praticamente, il bersaglio “perfetto” di percosse e maltrattamenti da infliggere senza alcuna giustificazione.
Emmanuel Bonsu, ricordate cosa accadde allo studente ghanese? Picchiato e insultato dai vigili di Parma
L’essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato instillò, nella mente degli agenti che stavano conducendo una retata antidroga, il dubbio che Emmanuel Bonsu stesse ricoprendo il ruolo di palo per conto di uno spacciatore. Il colore della sua pelle fece il resto.
Quando i dieci vigili urbani lo hanno arrestato per portarlo nel comando della polizia municipale si è verificato uno degli episodi più gravi di razzismo mai accaduti nel nostro Paese. Percosse, ingiurie verbali ed aggressioni fisiche contro il 22enne, che con il blitz antidroga non c’entrava assolutamente nulla.
Supportato da una serie di testimoni che avevano assistito al fatto, il ghanese inizia un iter piuttosto travagliato per chiedere giustizia. Ci riesce, dapprima, ottenendo un avviso di garanzia per i dieci vigili urbani che lo avevano aggredito.
Tra le accuse spiccano anche “perquisizione arbitraria, abuso d’ufficio, falso ideologico e materiale e sequestro di persona“. Le battaglie legali intraprese dal ghanese, ciò nonostante, impiegano anni per giungere ad una conclusione.
Solo nel 2018 – erano passati già dieci anni dal fatto – si arrivò ad una condanna definitiva del principale responsabile dell’aggressione subita dallo studente. Un ritardo che, quattro anni prima, aveva spinto Bonsu a prendere una decisione piuttosto importante per la sua vita: trasferirsi a Londra.
Emmanuel Bonsu: una storia di razzismo e di imperdonabile ritardo della giustizia italiana
Nel 2014, dopo sei anni di lotta in tribunale, Emmanuel Bonsu decide di trasferirsi a Londra. L’Italia, terra in cui avrebbe desiderato sentirsi accolto, non era più la sua casa da quel 29 settembre 2008, giorno in cui si consumò il fattaccio.
Il ritardo, da parte della giustizia italiana, nella condanna del principale responsabile dell’aggressione fu la spinta che lo convinse a partire. Per lo studente 22enne, la Penisola non era affatto un luogo sicuro dove rimanere (come non lo sarebbe stata, qualche anno dopo, per la 18enne rumena Lavinia Ailoaiei).
Una vicenda, quella con protagonista Bonsu, che evidenziò un razzismo pericolosamente radicato nella cultura e nell’immaginario di una fetta fin troppo ampia di italiani. Come pure gli evidenti problemi della giustizia del nostro Paese, che tra ritardi e posticipi ha condizionato per sempre la vita del 22enne.